Filippo Caracciolo.
La Guardia di Finanza celebra a Barletta il 249° anniversario dalla fondazione. Foto Ida Vinella
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Università, lavoro e nuovi orizzonti della formazione: focus al centro di "Hey Sud"

Le università di Puglia pronte a creare un hub attrattivo per imprese e grandi ricercatori

Formazione e lavoro non rappresentano più due step distinti ma si intrecciano e si rafforzano, con una cooperazione sempre più vivace tra mondo accademico e aziende. Un tempo si andava a scuola per cercare lavoro, ora sono le aziende che entrano nel mondo della formazione alla ricerca di talenti, così come è accaduto cinque anni fa in Puglia quando EY, uno dei quattro colossi della consulenza a livello mondiale, grazie al lavoro svolto con il Politecnico di Bari ha assunto ben 700 professionisti in 5 anni. Ed è proprio di questo tema che si è parlato durante l'ultimo appuntamento di Hey Sud, un ciclo di talks ideato da Fabio Mazzocca, Sales Responsible South Area Consulting, e promosso da EY nel sud Italia per approfondire tematiche di grande rilevanza per il territorio. L'incontro si è svolto ieri nella sede operativa di EY a Barletta e ha ospitato rettori, referenti del settore pubblico e delle imprese, mettendoli a confronto su un argomento che potrebbe essere alla base della futura crescita economica e sociale del nostro territorio regionale.



Le università sono pronte a creare un hub strategico e attrattivo, come sottolineato da Fabio Pollice, Rettore dell'Università del Salento: «Lecce ha scelto anni fa di puntare sulla cultura e per noi oggi la cultura rappresenta un collante sociale fortissimo. La sfida oggi è quella di attrarre studenti e studentesse dall'estero; se i nostri vanno via è perché li formiamo bene. Ma gli studenti e le studentesse di alcuni Paesi come l'Uzbekistan o l'Albania, dove l'università non riesce a crescere al ritmo della popolazione, saltano totalmente l'Italia nella scelta del Paese in cui formarsi. Se riusciamo a permettere che questi giovani si formino da noi, avremmo ragazzi geniali in Italia e andremmo ad internazionalizzare le nostre università. Se dovessimo pensare ad una Università delle Puglie? Faremo di più, un hub attrattivo per investitori e studenti».

Dello stesso parere il Rettore dell'Università di Bari, Stefano Bronzini, che punta gli occhi sui grandi ricercatori: «Dobbiamo fare incoming di cervelli, di studenti. Se verranno in Puglia grandi ricercatori i nostri studenti non andranno via dall'Italia. Dovremmo abbandonare gli schemi antichi, l'Italia dei campanili, altrimenti resteremo fuori dal contesto internazionale, quando i grandi ricercatori non sceglieranno questo territorio solo per il buon cibo saremo veramente attrattivi».

Sempre più specializzate e con lo sguardo verso il contesto internazionale le figure richieste dalle aziende, per questo la sfida è l'attrattività: «Noi ci troviamo in un contesto in cui trattenere gli studenti non è sufficiente» dice Antonello Garzoni, Rettore Università LUM. «Bisogna attrarre e per farlo serve una visione politica. Le imprese che sono qui richiedono figure sempre più internazionali, noi possiamo posizionarci come centro culturale del Mediterraneo. Abbiamo un contesto fortemente attrattivo per una persona che ha davanti la scelta di formarsi per sei mesi o tre anni nella nostra regione».
In supporto al mondo imprese sono indirizzate le azioni di Puglia Sviluppo, come spiega il direttore generale, Antonio De Vito. «Serve semplificare, siamo la prima regione in Italia che utilizza la procedura negoziale, la procedura a sportello, perché le imprese vanno accompagnate a non sbagliare. Le imprese pugliesi oggi riescono ad approfondire tematiche sempre più innovative grazie al fatto che il nostro sistema imprenditoriale ha la piena capacità di interagire con il sistema universitario».

Per Mario Aprile, vice presidente Giovani Imprenditori Confindustria, l'idea dell'Università delle Puglie «potrebbe essere interessante se dovessimo avere specializzazioni territoriali che potrebbero essere calamite per investimenti da tutto il mondo. Forse anche noi di Confindustria dovremmo iniziare a parlare a livello regionale nell'ottica di fare squadra per raggiungere delle performance che possano rappresentare tutti i settori e tutte le aziende, dovremmo essere più bravi a contaminare sempre più aziende che spalancano le proprie porte».

Lo scambio di conoscenze tra atenei e aziende e l'attuazione di progetti comuni sono fondamentali per l'attrattività delle università, la competitività delle aziende, l'occupabilità dei laureati e la crescita economica e sociale dei territori ma quello che serve è fare squadra.

Claudio Meucci, EY Consulting Market Leader, invita tutti ad abbattere campanili e a fare squadra: «Noi in EY abbiamo creato il modello Puglia, il sistema universitario dovrebbe fare altrettanto. Significa talvolta mettersi contro le convenzioni ma è possibile se c'è volontà collettiva».

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