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Emergenza Covid, al banco dei pegni anche vino, olio e formaggi

Per far fronte alla crisi economica, pegno rotativo per beni agricoli e alimentari con denominazione di origine

Non solo oro e gioielli, ora con la crisi anche vini, formaggi e oli extravergine di alta qualità possono essere dati in pegno in cambio di prestiti. È quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione alla pubblicazione del decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dà il via libera della misura del "pegno rotativo" sui prodotti agricoli e alimentari a denominazione d'origine protetta o a indicazione geografica protetta (Dop/Igp) recentemente introdotta dal decreto "Cura Italia".

La Puglia vanta 5 oli extravergine di oliva DOP e l'IGP Olio di Puglia, 2 formaggi DOP canestrato e caciocavallo, oltre a 27 vini DOC, 4 DOCG e 6 IGP che generano nel settore vitivinicolo 1 miliardo di ero di fatturato a regime.

Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un tesoro diffuso particolarmente apprezzato a livello internazionale che fa gola anche alle banche interessate ad investire nella qualità e nel valore del Made in Italy.

Il pegno rotativo - precisa la Coldiretti - è infatti esteso dalla legge a tutti i prodotti agricoli e alimentari a denominazione di origine per supportare le attività aziendali necessari alla ripresa in una situazione in cui l'emergenza Covid ha tagliato il 10% dei consumi alimentari degli italiani nel 2020.

Le specialità alimentari - spiega la Coldiretti - possono essere date in pegno, a decorrere dal giorno in cui sono collocate nei locali di produzione e/o stagionatura e/o immagazzinamento in cambio di prestiti che vengono incassati mantenendo la proprietà del prodotto, che può essere sostituito senza ulteriori stipulazioni.

Una forma di finanziamento innovativa particolarmente adatta - precisa la Coldiretti - per alimenti che chiedono tempo per completare il ciclo produttivo come ad esempio l'invecchiamento dei vini, la stagionatura dei formaggi o l'affinamento dei salumi, la produzioni di oli extravergine di oliva.

Si tratta di specialità Made in Italy di alta gamma particolarmente colpiti dal crollo del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica che trovano nella ristorazione un importante mercato di sbocco

"I consumi alimentari dei pugliesi fanno segnare un calo del 10% nel 2020 - afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - per effetto del crollo del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica".

La spesa alimentare è tornata indietro di dieci anni su valori del 2010 - aggiunge Coldiretti Puglia - nonostante che in termini percentuali si sia verificato un aumento rispetto alle altre spese che hanno avuto un crollo maggiore secondo Confcommercio.

Il presidente Muraglia sostiene che "le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori non coprono più' neanche i costi di produzione e mettono a rischio il sistema agroalimentare 'made in'". In gioco c'è un sistema assicurato in Puglia "grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare - insiste il presidente Muraglia - una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica. Se è vero che l'agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità ma anche realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Puglia con impegni pluriennali", conclude il presidente Muraglia.

Nel 2020 la Coldiretti stima in Italia una riduzione di ben 24 miliardi della spesa a tavola ma anche una diffusa difficoltà nelle esportazioni agroalimentari che hanno determinato spesso un aumento delle scorte di magazzino che ora possono essere date in garanzia per consentire il superamento della crisi.
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