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Agropirateria, sul web finti prodotti dell'eccellenza pugliese

Lo scenario evolutivo delle agromafie mette sotto attacco il made in Italy Dop e Igp

Le frodi nel settore agroalimentare 'viaggiano' anche sul web con gli 'agropirati' che sfruttano l'Italian sounding di prodotti tutelati da marchi comunitari per vendere finti olio extravergine pugliese, lenticchie di Altamura, limoni Femminello e arance del Gargano fino alla cipolla bianca di Margherita, con un danno inestimabile in termini di concorrenza sleale e immagine per l'autentico Made in Puglia.

È quanto emerge da un'analisi di Coldiretti Puglia, sulla base dei dati del Rapporto 2019 dell'ICQRF del MIPAAFT che ha intercettato e bloccato sul web 25 differenti vendite di finto olio Terra di Bari, di Collina di Brindisi, arance del Gargano, limoni Femminello e cipolla di Margherita, mentre dal 2015 al 2019 sono stati 114 i casi di vendite di falso made in che hanno coinvolto l'olio Dauno, il Terra di Bari, la lenticchia di Altamura e i limoni del Gargano.

«Il business dell'Italian sounding fattura nel mondo oltre 100 miliardi di euro e sfrutta anche il web per vendere prodotti che non hanno nulla a che fare con il patrimonio agroalimentare straordinario sotto attacco dell'agropirateria internazionale. Le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se ci fosse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, quando sono ancora falsi quasi due prodotti alimentari di 'tipo italiano' su tre», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Coldiretti ha coniato un neologismo per descrivere il panorama criminale "agropirateria". «Il fenomeno criminale si sviluppa – aggiunge il presidente Muraglia - attraverso la vendita, le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano "made in Puglia" e "made in Italy" fregiandosi in modo fraudolento dell'immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio».

«Lo scenario 'evolutivo' delle agromafie – insiste Muraglia - è drammaticamente dilagante. Vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell'opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti, ora anche sul web, che percorrono migliaia di chilometri – aggiunge Muraglia - prima di giungere al consumatore finale, ma anche con la trasparenza e l'informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto».

Il falso Made in Italy a tavola colpisce in misura diversa tutti i diversi prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti, denuncia Coldiretti Puglia, come dimostrato dall'attività investigativa di NAS, ICQRF, Carabinieri Forestali.

«Si stima che siano coltivati o allevati all'estero oltre il 30% dei prodotti agroalimentari acquistati dai consumatori, con un deciso aumento negli ultimi decenni delle importazioni da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti sociali dell'Unione Europea. Formaggi, conserve di pomodoro, olio d'oliva, ortofrutta fresca e trasformata, zucchero di canna, rose, olio di palma, sono solo alcuni dei prodotti stranieri che arrivano in Italia che sono spesso il frutto di un "caporalato invisibile" che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani, dove viene sfruttato il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura circa 100 milioni di bambini secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni "schiavi", prodotti venduti in Italia e all'estero magari come 'made in Italy'.

L'innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolosa la criminalità nell'agroalimentare che per questo va perseguita con la revisione delle leggi sui reati alimentari elaborata da Giancarlo Caselli nell'ambito dell'Osservatorio agromafie promosso dalla Coldiretti per introdurre nuovi sistemi di indagine e un aggiornamento delle norme penali».
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