Dal legame con le sue radici, all’amore per “la nobile arte” del calzolaio: la storia di Francesco Pierini
Una passione che gli è stata trasmessa dal nonno e dal papà e che lo ha spinto ad aprire una bottega a Minervino: «Qui ho trovato un ritmo più lento e autentico»
venerdì 22 agosto 2025
10.52
Nel cuore di una piccola bottega a Minervino Murge, dove il tempo sembra essersi fermato tra ritmi lenti, sorrisi sinceri e gesti autentici, il giovane Francesco Pierini coltiva la "nobile arte" del calzolaio, portando avanti un'antica tradizione familiare con passione e dedizione.
Il giovane 28enne, spinto dall'incoraggiamento del nonno, ha deciso di aprire la sua seconda bottega a Minervino dove, come lui stesso racconta, ha imparato a dare valore alle piccole cose: il sole che scalda le giornate, la pietra bianca che rinfresca il paese e l'affetto che la comunità gli regala ogni giorno.
«Amo definirmi un sognatore. - spiega Francesco - Sono un calzolaio, erede di una bottega che appartiene alla mia famiglia da generazioni. La mia attività nasce con mio nonno, è cresciuta con mio padre e oggi, grazie a loro, ho la fortuna di portarla avanti con passione e dedizione. Sin da bambino dividevo il mio tempo tra scuola e bottega».
Abbiamo quindi chiesto a Francesco di raccontarci come si è appassionato al mestiere del calzolaio, i segreti che lo rendono speciale e la bellezza di una vita vissuta con semplicità.
«Dopo il diploma ho trascorso un anno a Firenze per imparare l'arte della scarpa su misura, un'esperienza che mi ha arricchito moltissimo. Successivamente ho frequentato l'Accademia della Moda di Napoli, conseguendo il diploma da modellista e stilista. Eppure, il richiamo della mia terra è stato più forte: dopo due anni sono tornato ad Andria, dove ho creato due linee di calzature, una ginnica e una classica. Amo profondamente la mia vita e il mio lavoro, ma non mi definisco solo attraverso il mestiere. Amo le esperienze semplici, il contatto con la natura e, soprattutto, camminare a piedi scalzi. Può sembrare una contraddizione per un calzolaio, ma quella sensazione di libertà e felicità è per me impagabile. Accanto a questo, coltivo numerosi hobby: lo sport, il surf, lo snowboard, la pesca e tutto ciò che mi permette di vivere in modo sano ed equilibrato. La mia seconda bottega, a Minervino Murge, è nata grazie all'incoraggiamento di mio nonno. All'inizio non volevo crederci, ma dopo la sua scomparsa ho sentito la forza di ascoltare davvero le sue parole. È stata la svolta della mia vita: qui ho trovato un ritmo nuovo, più lento e autentico, fatto di piccoli gesti, sorrisi e saluti sinceri».
«La vera bellezza del mio mestiere non è solo riparare ciò che è rotto, ma custodire e trasmettere i valori che la bottega racchiude: rispetto, educazione, compostezza, semplicità. Posso dire che la mia vera scuola di vita è stata proprio la bottega, anche se questo mi ha fatto crescere in fretta, bruciando alcune tappe della gioventù. A Minervino ho imparato a dare valore alle piccole cose: il sole che scalda le giornate, la pietra bianca che rinfresca il paese, l'affetto della comunità che ogni giorno mi regala sorrisi. Qui non conta se la bottega è piena di gente o se a volte non entra nessuno: ciò che conta è vivere con serenità e gratitudine. Credo fortemente che realizzarsi non significhi per forza andare via in cerca di altro, ma saper costruire la propria felicità nel luogo in cui si è nati. Con il mio lavoro e il mio stile di vita voglio continuare a portare stimoli e bellezza in questo paese, dimostrando che anche in un piccolo centro si può vivere con dignità, semplicità e gioia».
Il giovane 28enne, spinto dall'incoraggiamento del nonno, ha deciso di aprire la sua seconda bottega a Minervino dove, come lui stesso racconta, ha imparato a dare valore alle piccole cose: il sole che scalda le giornate, la pietra bianca che rinfresca il paese e l'affetto che la comunità gli regala ogni giorno.
«Amo definirmi un sognatore. - spiega Francesco - Sono un calzolaio, erede di una bottega che appartiene alla mia famiglia da generazioni. La mia attività nasce con mio nonno, è cresciuta con mio padre e oggi, grazie a loro, ho la fortuna di portarla avanti con passione e dedizione. Sin da bambino dividevo il mio tempo tra scuola e bottega».
Abbiamo quindi chiesto a Francesco di raccontarci come si è appassionato al mestiere del calzolaio, i segreti che lo rendono speciale e la bellezza di una vita vissuta con semplicità.
Francesco, cosa ti ha spinto a riportare l'antico mestiere del calzolaio a Minervino?
«Dopo il diploma ho trascorso un anno a Firenze per imparare l'arte della scarpa su misura, un'esperienza che mi ha arricchito moltissimo. Successivamente ho frequentato l'Accademia della Moda di Napoli, conseguendo il diploma da modellista e stilista. Eppure, il richiamo della mia terra è stato più forte: dopo due anni sono tornato ad Andria, dove ho creato due linee di calzature, una ginnica e una classica. Amo profondamente la mia vita e il mio lavoro, ma non mi definisco solo attraverso il mestiere. Amo le esperienze semplici, il contatto con la natura e, soprattutto, camminare a piedi scalzi. Può sembrare una contraddizione per un calzolaio, ma quella sensazione di libertà e felicità è per me impagabile. Accanto a questo, coltivo numerosi hobby: lo sport, il surf, lo snowboard, la pesca e tutto ciò che mi permette di vivere in modo sano ed equilibrato. La mia seconda bottega, a Minervino Murge, è nata grazie all'incoraggiamento di mio nonno. All'inizio non volevo crederci, ma dopo la sua scomparsa ho sentito la forza di ascoltare davvero le sue parole. È stata la svolta della mia vita: qui ho trovato un ritmo nuovo, più lento e autentico, fatto di piccoli gesti, sorrisi e saluti sinceri».
In che modo la lentezza e l'atmosfera di Minervino influenzano la tua creatività e il tuo lavoro quotidiano?
«La vera bellezza del mio mestiere non è solo riparare ciò che è rotto, ma custodire e trasmettere i valori che la bottega racchiude: rispetto, educazione, compostezza, semplicità. Posso dire che la mia vera scuola di vita è stata proprio la bottega, anche se questo mi ha fatto crescere in fretta, bruciando alcune tappe della gioventù. A Minervino ho imparato a dare valore alle piccole cose: il sole che scalda le giornate, la pietra bianca che rinfresca il paese, l'affetto della comunità che ogni giorno mi regala sorrisi. Qui non conta se la bottega è piena di gente o se a volte non entra nessuno: ciò che conta è vivere con serenità e gratitudine. Credo fortemente che realizzarsi non significhi per forza andare via in cerca di altro, ma saper costruire la propria felicità nel luogo in cui si è nati. Con il mio lavoro e il mio stile di vita voglio continuare a portare stimoli e bellezza in questo paese, dimostrando che anche in un piccolo centro si può vivere con dignità, semplicità e gioia».